martedì 27 ottobre 2015

NIER: Un grido silenzioso nel mondo dei videogiochi- Parte 2

Dunque, eccoci qua con la seconda parte dell'articolo. Nella prima parte, abbiamo visto a grandi linee
L'entità oscura è evidentemente Tyrann.
la trama di Nier e come, in realtà, quello che appare come un gioco grezzo sia un titolo estremamente ragionato e calcolato in molti dei suoi aspetti. Yoko Taro ha giocato con voi, facendovi credere ciò che voleva lui, per poi lasciarvi sbigottiti con una verità che era in realtà a portata di mano in ogni momento: le Shades, i nemici che avete brutalmente ucciso per salvare vostra figlia, sono i veri umani. Voi, Nier, non siete altro che un Replicant, un guscio vuoto creato per contentere la corrispondente anima, Gestalt, quando i tempi saranno maturi.
Ma siete sicuri che sia tutto qui?

giovedì 8 ottobre 2015

NIER: Un grido silenzioso nel mondo dei videogiochi- Parte 1

A cura di Paolo, dello staff di Tales of Nerds.

Molto spesso ci lamentiamo di quanto i videogiochi siano ormai diventati simili tra loro, di quanto le idee ormai scarseggino e , ancora di più, di quanto manchi il coraggio di apportare qualcosa di nuovo a questo media.
I due "Nier", delle versioni Gestalt e Replicant del gioco.
Oggi però vi voglio dire una cosa che può sembrare impopolare o scomoda: ce lo meritiamo.
Perché, se quando esce un titolo un po' diverso, che magari richiede del tempo per essere compreso, questo viene subito attaccato. Sia dalla critica che da noi utenti.
Questo, in breve, è ciò che accadde a Nier nel 2010, ben cinque anni fa. All'uscita infatti, il titolo venne bollato come mediocre, per via del suo comparto tecnico e del gameplay, trascurando bellamente, a quanto pare, sia la componente narrativa, sia il fatto che quelli che sono stati visti come difetti hanno in realtà una motivazione di esistere. Per il comparto tecnico, semplicemente ai Cavia vennero dati due soldi per sviluppare il titolo, riuscendo tra l'altro a fare miracoli (andate a sentirvi la colonna sonora su Youtube, fatevi questo favore). Per il gameplay invece...è volutamente così. E qui entra in gioco la figura che sta dietro a questo gioco, che per me è un capolavoro: Yoko Taro.
Lo sceneggiatore giapponese è infatti famoso per il suo estro particolare: quello di Taro non è di certo un titolo che può essere giocato come la maggior parte di quelli in commercio; richiede infatti intelligenza, pazienza e una certa apertura mentale per essere compreso appieno. Il suo è al contempo un ruggito contro quello che sono divenuti i videogames oggi, soprattutto i j-rpg, e una grande, enorme, provocazione verso il giocatore. Non dimenticate mai questo piccolo particolare.
In questo articolo vi racconterò quella che è stata la mia esperienza nel giocare questo capolavoro. In particolare, in questa prima parte parlerò principalmente della trama (se la conoscete già, passate direttamente alla seconda).
Sarà quindi sostanzialmente un grande spoiler. Se mai avete intenzione di giocarlo (e non posso che consigliarvelo), continuate a leggere a vostro rischio!
Partiamo dunque dall'inizio...

sabato 3 ottobre 2015

Recensione- NIER

A cura di Paolo, dello staff di Tales of Nerds.


Il titolo che sto per recensire non è un gioco normale. Se dovessi approcciarmi ad esso come ad un qualunque altro videogame, probabilmente lo liquiderei con un giudizio tendenzialmente negativo. Ma così facendo, non farei altro che dimostrare di non aver per nulla compreso il lavoro dei Cavia. Parliamo di Nier, titolo uscito per Xbox360 e Ps3 nel 2010. La sua storia è alquanto controversa: all'uscita, il titolo è stato distrutto dalla critica, la quale ha insistito su come il comparto tecnico fosse datato rispetto agli standard e su come il ritmo di gioco fosse mal calcolato, con diversi stili di gameplay che finivano per rendere l'opera dei Cavia un'accozzaglia di generi senz'anima. Per fortuna, con l'andare del tempo, una schiera di fan si è sollevata, sostenendo come, in realtà, il titolo fosse una perla, nonostante tutti i suoi problemi tecnici. Ogni particolare in Nier ha infatti un suo perché, compreso il gameplay apparentemente “mal calcolato”; cosa che un recensore dai tempi stretti e abituato ormai a valutare nei videogiochi sempre le medesime caratteristiche (grafica, sonoro, gameplay...) difficilmente è in grado di cogliere.