mercoledì 4 febbraio 2015

Di Assassini, Templari, mele dorate e lame celate...

A cura di Paolo, dello Staff di Tales of Nerds.
Sulla saga di Assassin's Creed si è detto un po' di tutto: dal fatto che ogni capitolo successivo al primo riciclasse continuamente gli stessi elementi alla possibilità di immergere l'utente in diversi periodi storici e quindi avere anche un possibile fine didattico.
Probabilmente queste affermazioni sono tutte in parte vere, ma una cosa è certa: con l'uscita, dal 2007 ad oggi, di otto titoli principali (con oltre 76 milioni di copie vendute), numerosi spin-off e un sacco di materiale tra cui cortometraggi, libri, fumetti e un film annunciato per il 2016, di certo non si può dire che questa saga non abbia avuto un ruolo importante nel mondo dei videogiochi.

Parliamo qui proprio di questi e di come approcciarsi alla serie per trarne il massimo divertimento.
Ovviamente quella qui proposta è una mia considerazione personale che non è, né vuole essere, quella migliore o più corretta.
La serie principale è composta da ben otto titoli che hanno avuto finora una regolare uscita annuale(a parte nel 2014 che ne sono stati prodotti due insieme). Dal grezzo primo capitolo fino all'ultimo Unity, di anno in anno Ubisoft ci ha permesso di rivivere alcuni dei momenti più significativi della storia: si passa dal Rinascimento italiano alla guerra di indipendenza americana ed ancora per la rivoluzione francese.
Anche se tutto sembra apparentemente bellissimo, dal lato del gioco vero e proprio si è in realtà assistito ad un graduale perfezionamento delle basi gettate dal primo capitolo (o forse sarebbe meglio dire dal secondo, più riuscito sotto tutti gli aspetti), senza mai reali innovazioni in nessun campo. Abbiamo quindi visto un continuo miglioramento grafico e qualche sgargiante nuova feature ad ogni uscita di un nuovo titolo(come la possibilità di navigare nel mar dei Caraibi o il poter entrare negli edifici e così via), con una sotto trama ambientata nel presente che fa da “fil rouge” tra i vari episodi. Come se questo non bastasse, i diversi titoli si presentano come giochi stealth (d'altronde vengono impersonati degli Assassini), con elementi open-world (che consistono nel poter esplorare aree di vastità diverse e intraprendere attività secondarie), ma risultano carenti in tutti i loro aspetti.
Riguardo al primo, ogni “ricordo”(così vengono chiamati i vari livelli), è piuttosto semplice, con percorsi acrobatici prestabiliti e una possibilità d'azione apparentemente varia ma che in realtà è assai limitata rispetto ad altri capolavori del genere (come Dishonored o gli ultimi due Splinter Cell).A proposito dell' open-world troviamo gli stessi problemi: all'iniziale stupore per la quantità e la varietà di attività proposte, ben presto ci si accorge che queste sono alquanto monotone e prive di mordente.
Tenendo conto di queste considerazioni, che valgono all'incirca per tutti i capitoli della serie, viene spontaneo chiedersi il motivo del suo succeso.
Detto in soldoni: Assassin's Creed è bello da vedere.
“Tutto qui?” verrebbe da dire, ma non è un aspetto da sottovalutare, anzi è proprio questa la novità che ha introdotto nel mondo dei videogiochi.
Se da un lato abbiamo titoli, come i recenti Dark Souls, alcuni platform come i Super Mario o la maggior parte dei picchiaduro nipponici -”casualmente” sono tutti lavori giapponesi- dove il giocatore ha la possibilità di migliorare sempre di più man mano che gioca (e risulta netta la differenza tra l'utente “abile” e il “noob/novellino”) dall'altro ne troviamo altri come gli Assassin's Creed, per citare la serie che stiamo trattando ora, che fanno dell'intrattenimento la parola chiave e sono diretti a un target specifico di consumatori: il giocatore occasionale “pigro” per cui il videogame è un semplice passatempo, come guardare la televisione, e che non cerca un'occasione per mettersi alla prova, ma per rilassarsi e divertirsi.
Proprio l' intrattenimento e la spettacolarità, quindi, sono i concetti cardine e i motivi principali per cui questa saga è così giustamente amata.
Chi si approccia quindi alla saga (per la prima o per l'ennesima volta), deve tener conto di questo: per apprezzare appieno un Assassin's Creed bisogna abbracciare la seconda concezione del “videogiocare” da me descritta: un gameplay profondo o una trama ben sviluppata sono le cose che non troverete in questa serie.
Esattamente come in un film di Michael Bay però, si rimane stupiti davanti allo schermo per la miriade di effetti speciali presenti, più che per l'intreccio in sé.
Quelli della serie Assassin's Creed sono dei titoli che si prestano bene a partite brevi, dove rimarrete a bocca aperta per come sono realizzate bene le chiese di Roma o Firenze, o per i dettagli sulle navi o sui vestiti dei protagonisti; alcune sezioni altamente adrenaliniche sapranno poi regalarvi momenti di puro intrattenimento (e sinceramente spero che gli sviluppatori insisteranno di più su questi aspetti, anziché proporre le tediosissime missioni di ascolto o di pedinamento) e nel complesso, i titoli hanno una longevità piuttosto elevata per il genere, grazie alle numerose attività secondarie(che se prese in piccole dosi e alternandole alle missioni principali risultano un gradevole passatempo).
Nonostante creda che il gaming sia più di un semplice “smanettare davanti al televisore”, questo -relativamente- recente modo di intendere il gioco, cioè come forma di intrattenimento di massa, ha permesso a un sempre maggior numero di utenti di approcciarsi a quella che, da sempre, è una delle mie passioni.

La speranza è che questi possano, col tempo, sviluppare un proprio senso critico e gusti più personali, per scoprire che il videogioco non è solo un insieme di spettacolari sequenze sul televisore, ma è in grado, grazie alla sua possibilità di integrare immagini, suoni e interazione, di regalare grandi emozioni e, soprattutto, di insegnare qualcosa.

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